di Chiara Testi, psicologa psicoterapeuta
Non ho la presunzione di esaurire l'argomento, piuttosto
vasto, con questo breve articolo, ma piuttosto la volontà di far conoscere un
particolare tipo di personalità, al quale spesso, piuttosto banalmente, si
attribuiscono caratteristiche di "cattiveria" o
"malvagità". Il mio intento è quello, invece, di provare a
comprendere i motivi profondi e la sofferenza che stanno dietro sia al modo di
funzionare del narciso, gettando anche uno sguardo a coloro che vi entrano in
relazione.
Difficile incappare, nel nostro lavoro di psicologi, in personalità
di questo tipo, notoriamente poco predisposte a mettersi in discussione. Molto
più spesso ci si trova, però, a rapportarsi con le compagne di vita di questi
soggetti e dico compagne perche il narcisismo appare più diffuso tra gli
uomini, ma sembra, comunque, meno raro di quanto si pensi tra le donne. Le
compagne dei narcisi sono spesso intelligenti, ma fragili sul piano affettivo,
si dipingono come vere e proprie vittime di relazioni distruttive nelle quali
rimangono invischiate, circuiti viziosi dai quali sembra impossibile uscire. Il
"gioco relazionale" del narcisista, infatti, appare caratterizzato da
una forte necessità di coinvolgimento affettivo, soprattutto iniziale che, in
seguito, sembra tradursi in un allontanamento, una fuga che dà il via ad
un'altalena relazionale che, se perpetrata nel tempo, sembra avere conseguenze
devastanti.
Ma chi sono questi narcisisti? Solitamente, come sostiene la
Telfner [1] , nell'età adulta sono uomini vincenti, molto affascinanti, ben
inseriti sul piano sociale, grazie alla continua ricerca/bisogno di sfidare e
migliorare se stessi. Ma, allo stesso tempo, sono soggetti impegnati in una
continua lotta interiore, nonché, apparentemente con il mondo intero. Sono
spesso uomini, che cullano nelle loro fantasie il sogno di trovare una
relazione simbiotica, che li riconduca all'esperienza primaria con la madre. In
cerca di un rapporto attraverso il quale poter curare il vuoto che esperiscono
dentro di sé, salvo poi temere con tutte le loro forze quella fusionalità che,
in una relazione amorosa, necessariamente li dovrebbe far essere anche
vulnerabili. La vulnerabilità rispetto alla persona amata è, infatti, una
prerogativa stessa dell'amore e implica una fiducia e una devozione che i narcisisti
non sono capaci di ammettere a se stessi. Il motivo dell'altalena relazionale
appare proprio questo: mi avvicino a te perché spero che tu riempia il mio
vuoto, mi allontano da te perché mi rendi vulnerabile e minacci la mia già
fragile identità.
Le ragioni di questo comportamento però non sono da attribuire, come spesso succede nel pensiero comune, alla volontà di essere cattivi, quanto piuttosto ad un difetto di empatia che affonda le sue radici nell'infanzia del narciso. Come sostiene Cancrini [2] , sulla scia delle ricerche condotte da Lorna Smith Benjamin [3] , l'esperienza vissuta dai bambini che si preparano a un possibile sviluppo di un Disturbo Narcisistico di Personalità si basa su tre elementi costitutivi:
- L'adorazione che uno o più adulti significativi dimostrano per una o più qualità del bambino, accompagnata però dalla quasi totale mancanza di comprensione per i suoi bisogni e desideri: come se la devozione fosse rivolta non al bambino in quanto tale, ma alla sua capacità di aderire alle aspettative dell'adulto.
- L'adorazione è accompagnata da un atteggiamento riverente, tale per cui, spesso gli adulti narcisi, si aspettano dagli altri un comportamento di questo tipo.
- La consapevolezza precisa che l'adorazione e l'atteggiamento riverente possono in qualsiasi momento sparire e lasciare il posto alla rabbia e al biasimo se il bambino non si comporta secondo le aspettative dell'adulto che lo adora.
L'ammirazione verso il bambino nella nostra società è sempre più comune, proprio perche i figli sono sempre più al centro di tutte le attenzioni. Ma nel caso del Disturbo Narcisistico vi è anche una carenza da parte dell'adulto nella capacità di accogliere con affetto, stando vicino al bambino nei momenti di difficoltà. Questa mancanza sembra essere la causa principale di quel difetto di empatia di cui il narcisista soffre da bambino e con cui farà soffrire gli altri da adulto.
Il difetto di empatia, sarà il fulcro sul quale, di conseguenza nell'età adulta si attiveranno la menzogna, l'incapacità a stare in una relazione monogama, il tradimento, le fughe e tutti quei comportamenti che appaiono disfunzionali all'interno di una relazione affettiva matura. Così come l'impegno a negare le proprie difficoltà, a contenere la rabbia e il senso di inadeguatezza saranno la causa di quella esperienza di aridità affettiva che spesso viene riportata da coloro che istaurano rapporti con i narcisi e che sembrano poi far proprie queste sensazioni, sentendosi in qualche modo "difettosi" o "sbagliati". Va tenuto a mente, invece, che il malessere interiore di cui è affetto il narciso è impossibile da "curare" all'interno di una relazione amorosa e che, in parole povere, si radica su un'infelicità atavica, esperita nell'infanzia, che sfugge del tutto alla loro volontà e che, spesso, non permette loro di entrare in relazione con gli altri in modo sano, pieno e felice.
1. Telfner U. Ho sposato un narciso. Manuale di
sopravvivenza per donne innamorate. Roma: Castelvecchi, 2006.
2. Cancrini L. La cura delle infanzie infelici. Viaggio
nell'origine dell'oceano borderline. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2012.
3. Smith Bejamin L. Diagnosi interpersonale e trattamento
dei disturbi di personalità. Roma: Las, 1996.