venerdì 14 agosto 2020

"Il colibrì" di Sandro Veronesi

a cura di Simona Gagliardi, Psicologa, Psicoterapeuta 

Il Colibrì di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020, è uno dei libri che ho letto durante la quarantena, in compagnia fra gli altri di un altro finalista, La misura del tempo di Gianrico Carofiglio. Scelte di lettura “facili”, non casuali di questo tempo sospeso, in cui la lista dei libri da leggere ha come sempre continuato a crescere ma che, pur nella maggiore disponibilità di tempo, ha visto momenti in cui la mente non sempre era capace di trovare la concentrazione ed il “rilassamento” favorevoli per la lettura. Così a domicilio ho ricevuto Il colibrì, con la certezza che mi avrebbe preso, così come ha fatto: mi è piaciuto, pur non ritenendolo, comunque, personalmente un romanzo capolavoro.

Già con Terre rare ed il più famoso Caos Calmo ero stata accompagnata dallo stesso autore alla scoperta del mondo dei vissuti del protagonista Pietro Paladini, questa volta Veronesi racconta la vita di Marco Carrera, mentre si intreccia a quella di altri, parenti, amici e l’amore. Un punto di vista sull’universo maschile nuovamente interessante, un personaggio a cui affezionarsi. Marco è il colibrì, “come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo”. Ma lo stare fermo di Marco non appare essere uno stato di inedia o abulia quanto l’espressione di una forza d’animo, di un’onestà e di una capacità, pur nei limiti di piccoli ‘infantilismi’ o egoismi, di prendersi cura delle persone che si amano.

La struttura del romanzo non è lineare, la storia è descritta attraverso episodi di vita-passato, presente e futuro prossimo- che si intrecciano senza un ordine temporale e che sono intervallati dallo scambio epistolare fra il protagonista e Luisa, l’amore della vita, e dalle lettere che Marco scrive, senza ricevere risposta, al fratello Giovanni nel tentativo di ritrovare un dialogo con lui.

Le vicende narrate si svolgono fra Roma, Firenze e Bolgheri in un’ambiente alto borghese. Tanti sono i personaggi che compaiono: la sorella tormentata, la coppia infelice di genitori, la fragile ex moglie, la figlia, la nipote, l’eterno amore, il fratello… e tante sono le sfumature relazionali di coppia e familiari su cui ci fa riflettere. Il finale ha suscitato molte perplessità fra i lettori, in effetti appare anche a me un po’ forzato, ma si muove, comunque, nel segno della coralità e della speranza.

Si affaccia inoltre, sin dall’incipit del romanzo, lo psicanalista Daniele Carradori, che decide di dedicarsi con umanità ed umiltà alle situazioni di emergenza e traumatiche e che rappresenta nelle vicissitudini dolorose di vita di Marco un ascolto attento e un sostegno importante. Ci lasciamo proprio con un loro scambio, per ricordarci che nella vita spesso ci ritroviamo ad affrontare il dolore, quello delle malattie ed in particolare quello della perdita più o meno traumatica, delle persone che amiamo. Provare a lasciare andare il dolore, che ci indurisce anche nel corpo, allora diventa l’impegno più grande da affrontare, aggrappandoci alle risorse ed alle piccole cose che ci rimangono o che possiamo ancora immaginare.

Dottor Carradori: Lavoriamo sui desideri, sui piaceri. Perché anche nella situazione più disastrosa i desideri e i piaceri sopravvivono. Siamo noi che li censuriamo. Quando siamo colpiti dal lutto censuriamo la nostra libido, mentre é proprio quella che può salvarci. Ti piace giocare a pallone? Giocaci. Ti piace camminare in riva al mare, mangiare la maionese, dipingerti le unghie, catturare le lucertole, cantare? Fallo. Questo non risolverà nemmeno uno dei tuoi problemi ma nemmeno li aggraverà, e nel frattempo il tuo corpo si sarà sottratto alla dittatura del dolore, che vorrebbe mortificarlo. 

Marco: E io che dovrei fare? 

Dottor Carradori: Non lo so, sono cose complesse, non si possono dire per telefono. Ma, di base, deve tenere a mente che lei é fragile, in questo momento, che è in pericolo. E deve cercare di salvare dal naufragio tutte le cose che le piacciono. Gioca ancora a tennis? 

Buona lettura, buona partita.