martedì 13 ottobre 2020

La Corona va avanti

a cura di Valentina Albertini, Psicologa, Psicoterapeuta, didatta CSAPR

Il trigenerazionale all'interno della famiglia Windsor e nella serie "The Crown".

Lo storico Harari, nel suo libro "Sapiens" teorizza che il grande successo evolutivo della nostra specie sia dovuto alla capacità di creare e raccontare storie socialmente condivisibili, che diano un senso di comunione e comunità ad ampi gruppi di persone, favorendone la coesione. Delle realtà dominanti (Berger e Luckmann, 1966, Manfrida 1996) sufficientemente belle da motivare e tenere insieme grandi gruppi di persone. 

Partendo da questo assunti, dell'uomo come grande raccontastorie, ci sono molte storie collettive che acquisiscono un senso diverso. Quelle delle casate reali sono probabilmente un esempio esemplificativo. 

Questo credo lo possa condividere chiunque stia seguendo su Netflix la serie "The Crown ". 
C'è qualcosa di ipnotico e surreale nell'immaginarci, nel 2020, l'esistenza di casate reali. Sembrano così demodeé, così fuori tempo, che da cittadini di una Repubblica viene quasi da sghignazzare. 

Eppure, proprio come dice Harari, sono storie come quella dei Windsor che contribuiscono, probabilmente, a creare una coesione nazionale forte fra gli inglesi, che comunque mostrano per i loro reali un grande interesse, che a volte sfiora la morbosità. 

Mi ero avvicinata a "The Crown" tempo fa in maniera dubbiosa e circospetta, chiedendomi cosa mai ci fosse di interessante da raccontate su un personaggio apparentemente così noioso come la Regina d'Inghilterra.

Bene, mi sbagliavo. Certamente non è una serie da fuochi d'artificio o colpi di scena e fiato sul collo, ma è un buon prodotto che racconta un pezzo di storia contemporanea in maniera non noiosa e anche, a volte, colorita. 

Gli sceneggiatori di serie, insomma, non finiscono mai di stupire.

Mi ha talmente incuriosito che ho continuato a seguire su Netflix documentario sui Windsor, entrando a far parte di quella narrativa condivisa di cui parla Harari e della quale anche noi parliamo, quando diciamo di essere immersi in "quotidiane realtà banali dominanti" (Manfrida, 1996).

Al di là del tema storico e sociologico, livello sistemico c'è una cosa che mi ha molto colpito nella storia raccontara da The Crown. 

Noi terapeuti parliamo di "trigenerazionale" riferendoci a quei fenomeni che, in una famiglia, si ripetono di generazione in generazione sebbene non vi siano, ad esempio a livello genetico, delle motivazioni perché ciò accada.

Questo lo spieghiamo sottolineando come la famiglia sia una realtà psichica che precede gli individui e agli individui sopravvive. Una famiglia è infatti una organizzazione sociale che ha al proprio interno delle regole, una cultura, una struttura: l'analisi del trigenerazionale permette di vedere quanto, nel passare del tempo, certi schemi di comportamento vengano mantenuti, come segnale della difficoltà degli individui a svincolarsi dal sistema familiare di riferimento. Certi copioni funzionano infatti in maniera inconscia dentro di noi e continuano a ripetersi finché non li analizziamo e ne diventiamo consapevoli, aprendo la possibilità di neutralizzarli. 

In terapia familiare, ad esempio, questo assunto teorico è alla base della tecnica del genogramma: uno strumento utile appunto a far emergere non solo la storia della famiglia, ma anche pattern di funzionamento e eventi che si ripetono, generazione dopo generazione.

Ora, se esistono famiglie che della rigida trasmissione dei copioni comportamentali ne fanno addirittura una regola, sono quelle reali, che per necessità storica e sociale rappresentano il non-cambiamento, la tradizione, la solidità del nome che si tramanda.
Anche con qualche artificio: quello dei Windsor infatti è un casato "inventato", preso a prestito dal nome del castello di famiglia nel 1917 quando, in piena prima guerra mondiale, essere la famiglia di origini tedesche Sassonia-Coburgo-Gotha non era proprio il massimo per farsi amare dal popolo inglese.
Giorgio V, nonno dell'attuale regina, è stato quindi il primo sovrano Windsor.
A lui è succeduto Edoardo VIII, conosciuto in famiglia come David, e passato alla storia per aver rinunciato alla corona nel 1936 per poter sposare Wallis Simpson, americana pluridivorziata che, proprio per questo passato niente affatto candido, non avrebbe mai potuto sedere accanto al Re di Inghilterra.

Dopo l'abdicazione di Edoardo VIII è quindi salito al trono Giorgio VI, padre di Elisabetta, che ha regnato dal 1936 fino alla morte nel 1952. Da allora, è cronaca.

Ragionando di trigenerazionale, la figura di Edoardo VIII è fondamentale nella casata dei Windsor: personaggio conosciuto e amatissimo dal popolo, sebbene assai discusso e discutibile a livello politico, la sua abdicazione mise molto a rischio la Corona,  che già era caduta dalle teste reali di mezza Europa in tutto il '900. 
Riuscire a mantenere trono e magia, mentre i sovrani di mezza Europa venivano detronizzati, e portarle fino ad oggi nonostante gli scandali e i cambiamenti sociali, è stato indubbiamente un grande successo dei Windsor.

Successo che a livello privato ha avuto un prezzo: proprio Edoardo VIII mise in dubbio la centralità della Corona rispetto alla vita privata, creando nella storia familiare una specie di "trauma" e mettendo in discussione il verbo familiare: la Corona avanti a tutto. 

 Paura che si è tramandata ed ha avuto i suoi effetti: uno di questi si chiama Camilla Parker Bowles. Sappiamo dalle cronache che il Principe Carlo era innamoratissimo di lei, che lo ricambiava ma.. non era il tipo di donna adatta a diventare un giorno regina. E seppure possa sembrare un'usanza medievale, lo spettro dello scandalo Wallis Simpson era talmente presente, talmente forte, che a Carlo fu impedito di sposare Camilla. Cosa fece Carlo, e come andò, lo sappiamo tutti: sposò Diana, figura che comunque portò un grande scandalo a Palazzo, e un grosso rischio per i Windsor, per poi divorziare, e sposare Camilla. 

Ora, matrimoni di reali con donne divorziate che rischiano di mettere in crisi la Corona.. Vi viene in mente nulla? 

Fossero vostri pazienti, sicuramente la diagnosi sarebbe chiara: pare che siano i matrimoni a mettere a rischio i Windsor, generazione dopo generazione.

È oggi vediamo Harry e Megan. Matrimonio da favola seguito in streaming da mezzo mondo, discussione familiare e successiva rottura. Di nuovo, come una coazione a ripetere. 

Per tutti noi comuni mortali che non abbiamo il capo appesantito da diademi e stemmi reali, il trigenerazionale ci apre una possibilità, dicendoci che se a un certo punto il pattern familiare emerge e viene discusso, questo è già un punto per poter impedire conseguenze emotivamente faticose per gli individui. I singoli membri possono svincolarsi dal mandato familiare e cercare la propria strada, continuando ad appartenere alla famiglia.

Il trigenerazionale però a volte fa del mantenimento rigido di copioni una opzione per la sopravvivenza. Ma è un'illusione: i sistemi troppo rigidi non interagiscono con l'ambiente finendo per scomparire, e le famiglie sono sistemi.

Perché le storie sono importanti, ma come diceva Darwin: non sono i più forti o i più intelligenti a sopravvivere, ma i più adattabili all'ambiente.