venerdì 5 febbraio 2021

La potenza del mito familiare nelle famiglie multiproblematiche: “I Gallagher non vanno in terapia!”

A cura della Dott.ssa Elisa Bertilorenzi, Psicologa


Non ho mai pensato di scrivere una recensione su una serie tv, ma Shameless me l’ha servita su un piatto d’argento. La famiglia dei Gallagher vive nel South Side di Chicago e il contesto sociale in cui i personaggi sono inseriti lascia l’amaro in bocca, puntata dopo puntata. La decadenza dei valori familiari, della morale e dell’etica spinge i protagonisti a vivere una vita di sopravvivenza e resilienza.
La famiglia dei Gallagher è composta da Frank (il padre) Monica (la madre) e i figli Fiona, Lip, Ian, Carl, Debbie e il piccolo Liam. La coppia da tempo “separata”, è incapace di assumere una qualsiasi forma di ruolo genitoriale: l’idea che passa è di due “adolescenti sopravvissuti" che ancora non hanno risolto le loro questioni, sempre in cerca di una di finta autonomia, quando essere dipendenti da qualcuno o da qualcosa per loro è l’unica vera certezza. Frank si può presentare con le parole di Kevin (un amico di famiglia): “Frank è uno scarafaggio, puoi calpestarlo, usare il veleno, annegarlo ma spunterà sempre fuori dalla tazza del cesso!”. Lui è un manipolatore e alcolista cronico, nei giorni di festa omaggia il Dio in cui non crede con l’uso di sostanze e neanche un trapianto di fegato riuscirà a farlo smettere di bere! Per dirlo con le parole di Gregory Bateson, dal punto di vista psicologico, Frank incarna il paradosso dell’alcolista: una relazione simmetrica con la bottiglia con cui non ha intenzione di perdere la sfida, perché se così fosse dovrebbe ammettere la sua dipendenza e lui è un vero Gallagher; a Frank piace tutto degli alcolisti anonimi eccetto il divieto dell’alcool! Mente e corpo sono scissi: la prima spinge Frank a bere, mentre il secondo gli chiede disperatamente di smettere, ma lui è convinto che se non beve finirà per impazzire. La sua realtà dominate gli impone di deviare e scindersi dal contesto in cui vive per rifugiarsi nel mondo parallelo, dove l’unica cosa che conta è smettere di pensare. Frank è l’opposto di un padre esemplare, di fatti è costantemente ignorato e disprezzato dai suoi figli a causa dei suoi comportamenti distruttivi. In un episodio uno dei figli presenta suo padre cosi: “Mio padre, che vive di nuovo con noi, si è distrutto il fegato bevendo e ora cerca di estorcerne uno nuovo ai suoi figli, compresa una figlia maggiore che nessuno conosceva!”. Monica è una madre promiscua, nella serie la vedremo più volte cambiare relazioni con uomini e donne a cui si abbandona pericolosamente. Non sappiamo la sua storia familiare ma ciò che è certo è che ha messo al mondo i figli per poi sparire e tornare solo in caso di necessità, spezzando ogni volta gli equilibri. Ian uno dei figli la ritrova in casa dopo anni di assenza mentre fa dei biscotti in cucina e lo scambio di battute dei due racchiude perfettamente la dinamica relazionale: “ Ehi, tesoro! Ho fatto dei biscotti! (Monica) Ah! Allora siamo pari con il fatto che ci hai abbandonato!(dice Ian).” Monica soffre di disturbo bipolare che non riesce a controllare perché non segue una vera e propria cura farmacologica e da buona Gallagher acquisita, aderisce al mito familiare non andando mai in terapia, la vedremo nei suoi momenti maniacali e in quelli depressivi, questi ultimi sono un vero un colpo al cuore per i figli e per tutti gli spettatori. L’ho vista la prima volta dopo diversi episodi e si presenta alla famiglia reclamando il suo diritto di madre solo per l’ultimo figlio Liam avuto con Frank e poi abbandonato alle cure di Fiona. Per dirlo con le parole della psicoterapeuta Lorna Benjamin Smith, il “caso” vuole che Ian erediti il disturbo bipolare della madre, offrendole il suo sono d’amore, per mantenere una vicinanza forse l’unica possibile e stabile. Fiona è la figlia maggiore di Monica e Frank, l’unica che nelle stagioni si rivelerà in grado di crescere i suoi fratelli acquisendo anche la patria podestà; poco più che ventenne è lei il vero riferimento della famiglia fino a quando Lip, il fratello maggiore, non gli riuscirà ad essere di supporto. Fiona paga un prezzo molto caro per il suo sacrificio: la sua autonomia. E’ un personaggio che suscita ammirazione e rabbia, le stesse emozioni che i fratelli piccoli le rivolgeranno costantemente con punte di disprezzo e idealizzazione. Il sesso è l’unico modo con cui Fiona riesce ad entrare in intimità con gli uomini delle sua vita, le relazioni costanti per lei hanno solo una certezza: l’abbandono. Uno dei personaggi che cambia radicalmente nel susseguirsi delle stagioni è Debbie: dapprima la piccola di casa che contribuisce all’economia della famiglia inventando un asilo privato in salotto, poi ragazza ribelle in cerca della sua strada tentando uno svincolo impossibile con una gravidanza a soli 13 anni. Debbie sebbene non sviluppi nessuna dipendenza da alcol o sostanze come il resto della famiglia, si ritrova a scendere a compromessi con se stessa per ricevere amore e sentirsi desiderata. Solo con l’idea di un figlio tutto suo, riesce a sentirsi di nuovo l’oggetto d’amore di qualcuno che certamente non l’abbandonerà. Carl già a 11 anni è il candidato ideale per un disturbo di personalità antisociale: essere deviante è il suo forte! Lo vedremo solo alcune volte provare un certo affetto verso Fiona e il padre Frank. Carl è colui che più di tutti riceve e fa suo il mito famigliare di cui Frank è dispensatore costante. Questo dialogo rende bene l’idea: “Vai a spacciare droga di sabato mattina?” (chiede Frank) “Già” (risponde Carl). “Notevole etica professionale, rendi tuo padre orgoglioso! Quattordici anni e già spacciatore di droga incriminato. Speravo in Lip, ma ormai è al college, e quell’altro fa l’impiegato. Temevo che nessuno dei miei figli mi seguisse negli affari di famiglia” (Frank). L’identificazione proiettiva si trasforma in profezia che si auto-avvera: Frank non vede le sue fragilità ma le identifica in Carl che da bravo bambino, desideroso di amore, risponde con orgoglio all’immagine che il padre ha di lui, costruendo così la sua vita da criminale ma con il riconoscimento della sua esistenza da parte di papà. Lip sarà l’unico che avrà davvero una possibilità concreta di rendere la sua vita migliore ma la lealtà alla famiglia e al ghetto del South Side lo richiamano costantemente a casa, ricordandogli che non è più un vero Gallagher da quando ha vinto la borsa di studio al college. I miti familiari che uniscono questa famiglia sono complessi e ben radicati. Ogni tentativo di scardinarlo, arginarlo o respingerlo è un attacco all’identità. La funzione coesiva del mito permette ai protagonisti di non differenziarsi con la certezza che se nessuno cambierà ci sarà sempre un Gallagher al loro fianco. Anche io come spettatrice ho sperato che a un certo punto della serie Frank potesse cambiare e invece come ci ricorda uno dei protagonisti: “E’ un rito di passaggio essere delusi da Frank. Adesso anche tu sei una vera Gallagher!”