Di Lucia Bilanci, psicologa psicoterapeuta.
E’
estate, tempo di vacanze e di otium. Per me indica il momento
in cui parto alla scoperta o riscoperta di libri da portarmi dietro.
Si guarda in casa, si cerca in libreria. “Ma guarda, è un po’
che non lo leggo” mi dico trovandomi tra le mani un libretto
leggero, almeno come peso, che da tempo avevo dimenticato di
possedere. Si tratta de Le Avventure del Barone di Münchausen
di Gottfried August Bürger.
Lo prendo o lo lascio? Nel dubbio, mi arriva un suggerimento:
“Ho
letto questo libro almeno quattro o cinque volte... E’ stato un
incontro fortunato e a distanza di anni ogni volta che lo rileggo
continua a mandarmi messaggi nuovi. L’approccio interdisciplinare
ci rimanda contributi che vanno dalla psicoterapia, alla filosofia,
alla psichiatria, ala cibernetica. Il filo rosso del libro è il
cambio di prospettiva, è la ricerca basata sul riconoscere nel “qui
ed ora” le configurazioni ed interazioni che producono e mantengono
i problemi, abbandonando la strada della domanda “Perché” e
quindi di cause determinanti nel passato delle persone, sostituendo
invece questa domanda con una più costruttiva attenzione alle
dinamiche ed ai contesti relazionali attuali”. La voce è quella di
Paul Watzlawick, uno dei padri fondatori dell’approccio sistemico –
relazionale, che allo stravagante barone ha dedicato il libro Il
codino del barone di Münchausen.
Ovvero Psicoterapia e “verità” edito
in Italia da Feltrinelli.
La
sua voce mi è sempre grata perché se sono approdata al Centro Studi
e Applicazione della Psicoterapia Relazionale, lo devo anche alla
lettura peraltro casuale di uno dei suoi bestseller. Di tante
decisioni prese nella vita, professionale e non, quella di entrare
nella scuola di Prato è stata una delle più felici e soddisfacenti,
tanto che il legame si è mantenuto, anzi è andato rinsaldandosi con
il tempo.
Allora
via, portiamocelo dietro il libretto, visto che i consigli di
Watzlawick mi portano bene; certo troverò nuovi spunti per le
psicoterapie, mi sono detta, ma non immaginavo che si arrivasse ad
offrire suggerimenti per migliorare anche l’autostima. Quando cade
in una fossa piena di melma insieme al cavallo ed è lì lì per
affogare, il nostro barone non si perde d’animo ma riesce,
attaccandosi al proprio codino, a saltare fuori e galoppare via,
sporco ma illeso. In fondo qui si parla anche di autostima, sebbene
in maniera allegorica e certo sopra le righe. Dal racconto si evince
che la percezione del proprio valore, sebbene si sviluppi durante la
crescita, attraverso le esperienze di vita, i successi ed i
fallimenti, le ripulse ed i consensi, per raggiungere adeguati
livelli deve poggiare su una identità solida tale da potersi
inserire in un contesto narrativo dai confini più ampi del piccolo
orizzonte personale. Ed anche questa è psicoterapia.
Pur
rimanendo dubbiosa che, se fossi io a trovarmi con un leone infuriato
davanti ed un coccodrillo famelico dietro, un fiume impetuoso a
sinistra ed un baratro pieno di serpenti velenosi a destra, riuscirei
a cavarmela, mi dà una certa consolazione il pensiero che i miei
maestri, presenti e virtuali, ce l’hanno messa tutta per darmi gli
strumenti per farlo, anche con i compiti per le vacanze.