di Silvia Grassitelli, psicologa psicoterapeuta, socia e docente di CSAPR.
Considero
l'approccio sistemico-relazionale una chiave di accesso "universale"
che mi ha permesso di entrare e orientarmi sin da subito in
contesti di lavoro molto diversi: terapeutici e non, di gruppo e
individuali, reti di lavoro e organizzazioni complesse. Un gran bel
vantaggio!
Quello
che però mi ha permesso di affrontare, varcata la soglia della
psicoterapia, è la stretta connessione che i sintomi hanno
con la vita relazionale delle persone. È così che ho potuto
apprezzarne davvero il valore terapeutico.
Molto
presto nella mia esperienza clinica mi sono imbattuta con
difficoltà legate alla vita intima, con i disturbi sessuali
maschili, femminili e non solo di coppia. Sembrava un mondo a
parte, in alcuni casi lontano da quello che avevo immaginato e da un
lavoro possibile. Eppure interventi mirati e circoscritti o
dalla dicitura iper specialistica, avevano spesso risposto
all'urgenza e alla esasperazione dei pazienti, senza riuscire a dare
risultati convincenti o duraturi nel superamento del disagio e delle
difficoltà. Questo non rendeva certo le cose più facili, ma mi
spingeva ad approfondire con gli strumenti a mia disposizione e ad
addentrarmi nelle singole storie per capire cosa potevo fare.
Quello
che man mano è diventato più chiaro è che anche la vita
intima ha radici profonde nelle relazioni piú significative.
Per questo è connessa spesso alle difficoltà di svincolo, talvolta
alle esperienze traumatiche di relazione, ma anche alla difficile
ricerca della propria identità o al bisogno di stabilità personale.
Ecco su cosa è necessario fare luce per costruire un cambiamento
profondo e completo!
Inaspettatamente
l'ambito sessuologico è stato per me una strada di scoperte
illuminanti.
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