mercoledì 4 settembre 2019

Dare alle idee una possibilità Alcuni spunti di riflessione per la creazione e la stesura di un buon progetto

a cura di Valentina Albertini, psicologa psicoterapeuta.


Per la seconda prova dell'esame di Stato, per l'avvio e a volte anche per il mantenimento della professione, conoscere le teorie e le tecniche di progettazione per uno psicologo è fondamentale. 

Lavorare nelle scuole, cercare fondi per dare gambe ad un'idea, fare una ricerca: tutti queste attività professionali necessitano di alcune competenze basilari di project management che gli psicologi devono acquisire se desiderano diventare competenti e competitivi nel mercato. Eppure nella nostra professione l'approccio alla progettazione è ancora oggi abbastanza naïve, e mancano nei curricula di molti psicologi queste competenze essenziali. 

Scrivere un progetto non significa infatti raccontare in forma narrativa l'idea che abbiamo avuto o cosa si farà, ma dimostrare attraverso degli step ben definiti che si è in grado di analizzare un contesto e i problemi ad esso connessi, di creare ipotesi di intervento, di attuarle attraverso metodi e tecniche specifiche e di valutarne l'andamento e i risultati. 

Per mettere su carta questo processo bisogna seguire delle regole. Il processo di progettazione è lungo, ma in generale gli step essenziali sono quelli di sottolineare: 

1. l'analisi del contesto e dei problemi 
2. gli obiettivi, generale e specifici 
3. Il target e gli stakeholder 
4. le azioni 
5. i tempi e i costi di realizzazione 
6. le valutazioni 

Per ciascuno di questi punti, ricorrono nel mondo psi alcuni errori e disattenzioni che nell'ambito di una seria valutazione renderanno i progetti non finanziabili. Ne elenco alcuni, sperando di dare spunti utili di riflessione. 

1. Saltare l'analisi dei bisogni. Spesso gli psicologi vengono chiamati a intervenire nei contesti e "prendono per buoni" i problemi che la conmittenza propone. Questo non approfondire in forma autonoma la domanda è un errore che può avere ripercussioni importanti sul lavoro: facendo un parallelo con la clinica, se un paziente in prima seduta vi dicesse "sono bipolare", dareste per buona la diagnosi o gli fareste un paio di domandine? Appunto. L'analisi dei bisogni è il punto centrale di un buon progetto: se fatta bene, garantirà sia una buona stesura, che una buona gestione delle azioni. Una buona analisi dei problemi e dei bisogni porta però via un sacco di tempo e di energie: è il motivo per cui gli addetti ai lavori specificano sempre che scrivere un progetto non significa riempire un formulario, ma è una attività che, temporalmente, inizia molto prima e finisce molto dopo la chiusura del bando.

2. Elencare innumerevoli obiettivi. Su questo secondo punto c'è da specificare una cosa banale, ma essenziale: ogni progetto ha un unico obiettivo generale, e più obiettivi specifici. Il numero degli obiettivi specifici dipende dai problemi che vengono sottolineati durante la fase 1 di analisi dei bisogni. Si vedono invece formulari compilati da professionisti che su questo punto centrale fanno molta (troppa) confusione. Gli obiettivi non sono i "desiderata", non sono i sogni da realizzare. Vi fidereste di un architetto che nella ristrutturazione del vostro appartamento prevedesse un giardino con giochi d'acqua, vivendo voi al terzo piano? L'obbiettivo generale di un progetto è sempre uno, e solo uno. È quello a cui il progetto tende, ma che non può raggiungere singolarmente. Nessun progetto da solo potrà "eliminare il problema del bullismo", ma in un lungo arco temporale, molti progetti insieme con questo stesso obiettivo potranno riuscirci. 

3. Credere che "più siamo meglio è". Occhio ai numeri: un progetto deve raggiungere un numero credibile di utenti. Si pensa erroneamente che un progetto otterrà una migliore valutazione se riuscirà a raggiungere un alto numero di utenti: questo non è sempre vero, anzi essere capaci di bilanciare costi e numero di persone raggiunte è un buon modo per dimostrare le proprie capacità. Mi è capitato di leggere progetti in cui colleghi dichiaravano che avrebbero raggiunto 2000 studenti in una scuola con un intervento sulla prevenzione all'uso di sostanze: non si può essere completamente efficaci in un progetto scolastico su 2000 persone. 

4. Inventarsi azioni ad "effetto". Un buon progetto non ha bisogno di essere "fantastico". Non c'è bisogno della "pensata" che fino a quel momento non ha mai avuto nessuno. Vero, a volte si leggono sui formulari azioni veramente innovative che danno gioia solo a pensarle, ma non vi viene comunque richiesto questo. Quindi, o vi esce um8 idea geniale, oppure meglio volare basso e stare sul classico: una peer education qui, un circle time lì... Chi scrive progetti deve dimostrare di essere un buon analizzatore e risolutore di problemi, non un ricercatore di innovazione a tutti i costi. Va tenuto in serio conto il fatto che ogni azione che viene proposta nel progetto deve essere saldamente ancorata ai problemi analizzati nel contesto. E, last but not least, andrà poi realizzata. Per davvero. 

5. Stare troppo bassi o troppo alti con il budget e con i tempi. Nei progetti, meglio dimostrare di saper spendere bene piuttosto che di saper spendere poco. La questione finanziaria di un progetto rappresenta per gli psicologi un aspetto abbastanza difficoltoso. Nella prova dell'EdS la parte economica non viene sempre richiesta, mentre è fondamentale saperla maneggiare per muoversi nel mondo professionale. Attenti agli psicologi pagati 1000 euro al giorno, ma attenti anche a quelli pagati 6 euro lordi l'ora. Se proprio non avete idea dei costi, cercate i massimali di riferimento dei progetti europei e non superateli mai. Idem per i tempi: soluzioni brevi non sono per forza soluzioni buone. Vi fidereste di un pilota di aerei che vi promette di portarvi in Australia in 5 ore? 

6. Mettere troppa "psi" anche dove non serve. Una buona valutazione rappresenta l'analisi dei bisogni del vostro progetto successivo. Nella teoria del project management vengono indicati tre tipi di valutazione: ex ante, in itinere, ex post.

La valutazione ex ante coincide con l'analisi dei problemi e permette di "mettere sul tavolo" tutti gli elementi, i dati, i limiti e le risorse utilizzabili per il progetto. La valutazione in itinere permette un monitoraggio serrato di tutte le attività, e garantisce una verifica del budget costante. La verifica ex post deve aiutarvi a capire cosa è andato bene e cosa no. E anche se siamo psicologi, NO, non potete mettere test diagnostici fra gli strumenti di valutazione (a meno che il vostro non sia un progetto specifico che ne so, sui Dsa o su argomenti clinici).

Non è necessario essere dei massimi esperti di progettazione per fare gli psicologi, ma avere minime competenze di progettazione è fondamentale. Per l'esame di Stato, certo. Ricordandoci però che l'EdS è una verifica di capacità professionali, quelle che dal giorno dopo vi serviranno per fare gli psicologi, fra le quali quelle di progettazione non possono assolutamente mancare.

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