mercoledì 9 dicembre 2020

Skam Italia

a cura di Simona Gagliardi, Psicologa e Psicoterapeuta

Quando è stata l’ultima volta che siete stati adolescenti? Beh, se faccio due conti, anagraficamente per me è passato un po’ di tempo, ma grazie alla serie Skam Italia ho rifatto un tuffo piacevole, quasi commovente, in questa età così delicata e tormentata, che sempre di più merita l’attenzione e l’interesse da parte di noi psicologi e psicoterapeuti, rispetto allo sviluppo ed al ciclo di vita dell’individuo e del sistema familiare.

La serie è ambientata in un liceo romano, in una media borghesia; viene fuori, quindi, un’ immagine complessiva di un'adolescenza “pulita”, non troppo problematica o disagiata, come può a volte rivelarsi, che sembra, comunque, veritiera e attuale.

I personaggi sono caratterizzati, per rendere chiaramente riconoscibili dei tratti (es. Silvia, ingenua, attenta alla moda ed alla linea); c’è poi come il mondo snob, quelle dell’impegno sociale e artistico ecc. In ogni caso l’insieme non risulta superficiale.

Le stagioni della serie sono 4, come l’originale norvegese, ed ognuna si concentra su un/una protagonista e su una differente tematiche adolescenziali. Non rivelerò troppo della trama: l’amore è il filo rosso. Nella prima stagione la protagonista è Eva, alle prese con gelosie, sensi di colpa e difficoltà di inserimento delle nuova sede scolastica; nella seconda il protagonista è Martino, alla scoperta del suo orientamento sessuale. La terza serie racconta l’amore, un po’ più stereotipato forse, tra Eleonora ed il bello e dannato della scuola, ma emergono anche aspetti legati a situazioni di rischio. La quarta stagione è, secondo me, quella che acquisisce più spessore e profondità nell’affrontare la rabbia e le paure di Sana, alla ricerca della sua integrazione sociale e culturale e della sua identità di donna.

Rimane più sullo sfondo l’aspetto del rapporto dei protagonisti con i genitori e con la famiglia; emerge in parte la situazione familiare di Martino ed il rapporto con la madre o quello di Silvia con il padre.

Si affaccia, inoltre, sulla scena anche il personaggio dello psicologo scolastico, un po’ “romantico” e naif sulle diagnosi ma comunque positivo per i ragazzi. Lo sportello d’ascolto si trova in una aula fatiscente, un po’ emblema delle difficoltà della scuola e dello scarso riconoscimento della figura professionale.

4 stagioni viste in 4 giorni: sono stata trascinata dal liceo romano al mio liceo…un turbinio di emozioni, ricordi, sorrisi ed anche, forse, rimpianti. Ma in fondo sogni, amori, speranze, dubbi, sfide, ideali, passioni tutto condito dall’amicizia, così forti ed assoluti in adolescenza, non sono poi quel sale da aggiungere ogni giorno alla nostra vita per ricreare e fare sempre una piccola e grande rivoluzione?

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