di Chiara Benini, psicologa e psicoterapeuta
Le vacanze si avvicinano e con esse si rompe la ruotine, c'è molto più tempo libero, più relazioni familiari e amicali e più aspettative di stare bene. Ma anche più richieste di psicoterapia urgente e più sintomi nei pazienti in carico. Così, ecco una riflessione utile per chi questo tempo lo anela e lo teme.
Il tempo si ruba facilmente: appena un nuovo modo di viaggiare,
lavorare o comunicare diventa più veloce, subito nuove esigenze
apparentemente imprescindibili mangiano terreno alla possibilità di
farne uso. Adulti e ragazzi sempre più giovani passano ogni momento
libero impegnati sui social o in altra app dei telefonini che hanno
preso il posto di libri ed enigmistiche nelle spiagge, sui treni,
nelle sale d'aspetto, fino a riempire i tempi tra un piatto e
l'altro al ristorante, nei break pubblicitari, fino ai momenti che,
pur di lavoro, vedono calare l'interesse o l'attività. Ma la mancanza
di vuoti nelle nostre giornata, l'ottimizzazione che annulla ogni
tempo morto, non è priva di conseguenze.
Non si tratta solo di riduzione di altre attività più culturalmente
impegnate, non ci rimettono solo Tolstoj o Bartezzaghi, ma la nostra
mente e la nostra vita. Così come l'inverno permette alle piante di
germogliare e il sonno ci è necessario per la veglia, anche la noia
e il tempo ozioso e vuoto ci sono utili. E' in questi momenti che
possiamo cogliere un'idea o una connessione per cui nel momento
dell'azione manca il tempo, in questi silenzi possiamo ascoltarci,
sentire noi stessi, riflettere e ricordare: attività che purtroppo
sono sempre più spesso appannaggio esclusivo degli spazi
terapeutici.

Infine sempre più spesso la situazione scappa di mano e invade la
relazione. Al ristorante non si parla ma si chatta, si è amici di
parenti e figli su Facebook ma non si fa nulla insieme, esonerando se
stessi e gli altri da conversazioni imbarazzanti e dalla fatica di
mettersi nei panni altrui, con il risultato di monologhi spesso
privi di relazione e di autenticità.
Non è un problema di mezzi, ma di uso. Così come molte altre cose
nella vita, sostanze in primis, è il fuggirvi dentro nell'illusione
che la più facile sia la via migliore, che risulta a lungo andare
pericolosa. La nostra società ci ha allontanati da morte, malattia,
povertà, handicap... e piano piano anche da noi stessi nascondendo
(poichè non
è possibile eliminare) ciò che risulta meno piacevole.
Senza doverci guardare allo specchio stiamo meglio, siamo meno
"modestamente infelici", meno consapevoli, ma anche meno
attori della nostra vita, meno capaci di scegliere. La paura di
confrontarci con il vuoto, il timore di non essere e non avere
finisce per portare il vuoto in noi, nelle nostre amine e nelle
nostre vite. Quindi, in vista della pausa estiva, a meno che non
abbiate organizzato anche le ferie in ogni minuto, fatevi coraggio,
e godetevi il vuoto!
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