mercoledì 15 aprile 2020

Cosa ci serve per affrontare questa emergenza?

a cura di Gagliardi Simona, Psicologa, Psicoterapeuta 



Una domande sembra circolare più o meno esplicitamente in queste settimane in pagine e siti psicologici: cosa serve per offrire sostegno ai cittadini ed ai sanitari che, come noi, stanno vivendo e gestendo questa sconvolgente emergenza sanitaria?

E’ molto importante riconoscere le competenze e le esperienze specifiche di chi fra noi si è formato in psicologia dell’emergenza, psicotraumatologia e/o nella psicoterapia EMDR, discipline appassionanti e valide. Ci sono indubbiamente contributi preziosissimi e focus specifici su come intervenire in contesti di disastri naturali, incidenti, aggressioni fisiche, violenze sessuali ecc. In questi contesti, come sempre, anche la ‘sola’ comunicazione della notizia di morte necessita tutte le attenzioni e la formazione specifica per il personale socio sanitario coinvolto, a tutela di chi sta vivendo il lutto ed a tutela dello stesso operatore.

In questo periodo, ad esempio, è sicuramente molto importante parlare e soffermarsi sugli effetti della traumatizzazione vicaria, che può essere anche nostra, presente anche nel DSM-V, valutando l’alto impatto traumatico che il personale sanitario sta vivendo in questi giorni: turni continui, che richiedono di rimanere comunque sempre in una posizione di attivazione ed azione ma in un contesto dove mancano protocolli noti, procedure e dispositivi di protezione. Un momento dove la vicinanza ed il contatto stesso con il paziente, fonte di conforto e sicurezza reciproca-pensando anche all’importanza della semeiotica- sono un rischio. Un momento dove il personale non si confronta neppure con i familiari dei pazienti se non telefonicamente. E dove possiamo solo immaginare cosa si sta vivendo dall’altra parte della cornetta.
La domanda iniziale è forse relativa; in questo momento credo sia fondamentale più che mai la nostra umanità, la nostra capacità di sentire ed entrare in contatto con l’altro. Poi certamente sono necessarie e molto importanti la nostra formazione, la nostra esperienza clinica ed il nostro continuo e costante aggiornamento professionale. Contano la conoscenza dell’impatto del trauma (dal greco ferita) e dello stress sulla salute e sulla psiche, con riferimento alle esperienze traumatiche (trauma con la T maiuscola) in cui il soggetto ha provato assistito o si è trovato di fronte ad un evento potenzialmente mortale, con pericolo di morte o di gravi ferite, o ad una minaccia alla propria integrità fisica o a quella di altri in cui il soggetto può sperimentare emozioni di paura, vulnerabilità ed orrore e rispondere con reazioni di attacco, fuga, paralisi e resa; ma vanno considerati anche gli eventi relazionali (trauma con la t minuscola), che non sono una minaccia all'integrità fisica ma alle rappresentazioni del sé; ed ancora i nostri modelli teorici, il patrimonio di conoscenze di neuroscienze, l’attenzione agli effetti delle esperienze infantili sfavorevoli.
Nello specifico rispetto al trauma ed alle esperienze traumatiche l’evidenza che conosciamo in modo chiaro, con basi scientifiche, è che non c’è stata elaborazione. Le informazioni collegate all'esperienza sono rimaste in una stasi neurobiologica, in una rete neurale con le stesse emozioni, convinzioni, sensazioni fisiche del momento dell’evento. Semplificando sono rimaste bloccate nella parte del cervello più antica e non sono arrivate alla neocorteccia. Non è stata usata la parola; manca la dimensione narrativa dell’esperienza. C’è quindi una storia che non è stata raccontata e non può svilupparsi su nuove trame.
Quello che sappiamo e che ci guida da sempre è che “la relazione ammala, la relazione cura”. È questo il nostro mestiere.
Forse nei nostri studi ci aspetteranno da affrontare, dopo questa emergenza, molti più lutti complessi, crisi depressive, relazionali e familiari, sintomatologie ansiose e post traumatiche ecc. Come sempre cercheremo di offrire, con con-tatto, calore, calma e competenza, uno spazio per esprimere la paura ed il dolore, connettendo emozioni, pensieri, sensazioni, scoprendo discrepanze, portando alla luce segreti e non detti, alla ricerca di risorse per iniziare a raccontare nuove storie. Con quello che sappiamo, che possiamo e che abbiamo a disposizione da sempre: la parola e la relazione terapeutica.



Riferimenti

Cancrini L. (2013).La cura delle infanzie infelici. Milano: Raffaello Cortina Editore
Di Caro S. (2017). La psicoterapia del distacco. Roma: Alpes
Manfrida G. (2014) La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano: Franco Angeli
Van Der Kolk B. (2015). Il corpo accusa il Colpo. Milano: Raffaello Cortina Editore https://emdr.i

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