martedì 7 aprile 2020

Distacco, perdita delle relazioni e lutto durante l'emergenza coronavirus



a cura di Marzia Donati, Psicologa, Psicoterapeuta



In un periodo in cui il tema della morte è prepotentemente quotidiano, il webinar della dottoressa Sonia Di Caro, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Toscana, si è reso ancor più attuale del solito e ha arricchito la tematica del distacco di sfaccettature preziose dal punto di vista clinico.
Come psicoterapeuti siamo da sempre chiamati a supportare le persone nell’elaborazione dei loro lutti, sia quelli derivanti dalla morte fisica di persone significative, sia quelli figurati per prospettive interrotte, investimenti falliti e sogni infranti.
La dottoressa Di Caro, con chiarezza e professionalità, ha iniziato il suo intervento con la descrizione degli aspetti e dei contributi teorici, delle differenze tra assenza e mancanza, tra lutto e cordoglio, delle fasi dell’elaborazione del lutto, dell’importanza dei rituali e delle cerimonie dell’addio, per poi definire il “lutto patologico” nelle sue varie forme. Ha quindi illustrato alcune delle tecniche che si possono utilizzare in terapia per accompagnare i pazienti nel percorso di elaborazione, strumenti descritti anche nel suo toccante (e illuminante) libro “La psicoterapia del distacco”.
Esempi clinici e piccoli frammenti dell’esperienza personale hanno arricchito l’intervento della Direttrice del CTR di Catania, riportando i partecipanti alla dimensione umana della perdita. Difficile non emozionarsi e non far correre la mente a un nostro lutto, a quel dolore e ai cambiamenti successivi, a una mancanza o un’assenza già vissute, alla paura per la mancanza futura di qualcuno che ci è caro.
Ed è lì, come ha detto all’inizio del webinar la dottoressa Maria Antonietta Gulino, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, citando Vittorio Lingiardi, che il nostro lavoro di terapeuti si intreccia con la vita privata di ciascuno di noi: “Chi sceglie una professione di aiuto spesso lo fa perché conosce il dolore. Diventerà un guaritore ferito. Quindi chi cura va curato, chi accudisce va accudito. E questo sarà il compito di altri guaritori feriti che sono gli psicologi e gli psicoterapeuti.
La condivisione del dolore di cui ha parlato la Di Caro è (e sarà) la condizione necessaria per una sana elaborazione del lutto: le persone, adesso, muoiono sole e chi resta affronta il dolore della perdita altrettanto solo, senza poter ricevere il sostegno o l’abbraccio dei familiari e senza poter dare un ultimo saluto, mancano i consueti rituali che permettono l’esame di realtà e la vicinanza della comunità. Oggi, più che mai, non ci si può preparare al commiato. La traumaticità della morte al tempo del Coronavirus non sarà facile da affrontare. “Date parole al dolore”, insegna Cancrini, e la dottoressa Di Caro aggiunge “toccate con mano quel dolore e trovate un modo per farlo con-dividere, in modo che diventi sopportabile”, tenendo presente che “quando si affronta il lutto in terapia serve una mente fredda e un cuore caldo”. Serve lucidità, capacità di osservazione e di auto-contenimento, per non farsi travolgere, un’analisi accurata della situazione concreta, ma anche una partecipazione vera, profonda e rispettosa dell’altro. Ci ricorda, nuovamente, che le tecniche aiutano, ma la relazione cura.
Alla fine di questa emergenza dovremo essere ben attenti a cercare un possibile lutto fra le pieghe dei sintomi che porteranno le persone in terapia. La dottoressa Di Caro ci ha invitato ad andare oltre le “realtà banali e dominanti” di cui Manfrida parla, e a non sottovalutare il peso delle perdite (avvenute in questi mesi) nella vita dei pazienti, forse anche tra un bel po’ di tempo, per accompagnarli in un’elaborazione che permetta loro di tornare alla vita.
Ci serviranno una mente fredda, un cuore caldo e tanta umanità. Come sempre, più di sempre.


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