mercoledì 11 ottobre 2017

TERAPIA SISTEMICA CON LA PATOLOGIA CRONICA

di Chiara Contini, psicologa psicoterapeuta, socia e docente di CSAPR Prato.


Da alcuni anni, in qualità di psicoterapeuta, collaboro con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (A.I.S.M) nella sezione di Prato, a contatto con pazienti che spesso combattono contro una profonda sofferenza psicologica, oltre a quella fisica inflitta dalla malattia. La sclerosi multipla è, infatti, una patologia a decorso cronico che altera profondamente lo stile di vita di chi ne è affetto e spesso causa ripercussioni su tutta la rete familiare e relazionale. Queste persone vivono, in seguito alla diagnosi, una fase di “lutto” che, come ci insegna Cancrini (1), da un punto di vista psicologico non è legato solo alla morte, ma è “l’insieme delle reazioni con cui si tenta di controllare il dolore legato alla perdita di qualcosa di importante”; queste persone “perdono” infatti la percezione di sé come persone normali e ciò si ripercuote spesso anche sulle loro relazioni, intra ed extra familiari. Diviene quindi indispensabile avere strumenti e capacità cliniche per lavorare anche in un ambito così complesso e delicato come quello della patologia cronica. Quando si lavora in terapia individuale con un paziente, il terapeuta sistemico sa bene quanto sia fondamentale avere ben chiaro nella mente il sistema di relazioni della persona che si ha di fronte e ritengo che ciò sia ancora più importante quando si ha a che fare con pazienti affetti da una patologia potenzialmente invalidante, quando il supporto di altri diviene essenziale. Nell’esperienza clinica con questi pazienti, mi sono accorta che il loro mondo relazionale è particolarmente delicato e spesso esposto a rischi proprio a causa della patologia, per certi aspetti forse anche maggiormente rispetto ai pazienti che quotidianamente riceviamo nel nostro studio. Avere una formazione sistemico relazionale mi permette di lavorare su più livelli (individuale, di coppia e familiare) in modo efficace e, in particolare con questi tipi di pazienti, l’attenzione agli aspetti relazionali diventa fondamentale se non vogliamo che la patologia li blocchi in schemi di relazione disfunzionali o che il loro ciclo di vita subisca una battuta di arresto, visto che spesso la SM diviene, sia per il paziente che per i familiari, la loro “realtà dominante quotidiana” (2), la lente attraverso la quale viene data una spiegazione a tutto, comprese le difficoltà relazionali. La versatilità dell’approccio sistemico e la sua applicabilità a più ambiti (come anche i gruppi di sostegno terapeutico con portatori di SM) rende tale approccio estremamente efficace e completo, permette di ottenere ottimi risultati, anche in situazioni difficili, delicate ed estremamente dolorose come quelle di persone condannate a convivere con una patologia per cui non è ancora stata trovata una cura.




  1. Cancrini L., Date parole al dolore. Milano: Frassinelli Editore, 1996
  2. Manfrida G., La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano: Franco Angeli Editore, 1998

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